Spesso veniamo a conoscenza di correntisti che, in debito con le banche, vengono sollecitati a rientrare con grande insistenza se non con minacce vere e proprie.
Nel caso di cui ci siamo occupati le telefonate da parte di un istituto di credito di rilevanza nazionale erano quotidiane, anche in ore serali, non solo nei suoi confronti, ma anche verso i garanti.
La ragione di tanto accanimento era il pagamento di presunto debito bancario di euro 79.321,47. A nulla erano servite le promesse e le preghiere da parte del correntista affinché la banca avesse un po' di pazienza e non agisse giudizialmente come continuavano a minacciare i “signori” della banca. E dire che il correntista aveva fatto letteralmente i salti mortali per procurare il denaro, anche rivolgendosi a soggetti non proprio raccomandabili e ingrassando i negozi “compro oro” vendendo tutte le cose più care.
Purtroppo per la banca, succede che un giorno cambia totalmente il rapporto di forze: a seguito di una nostra analisi peritale e conseguente contestazione del presunto debito, il correntista si è rivolto alla Giustizia. Il Giudice ha disposto che venisse eseguita una CTU (consulenza Tecnica di Ufficio che alleghiamo) con la puntuale conferma della nostra analisi. Il risultato è stato che non era il correntista debitore, ma la banca. La nostra perizia era perfetta: da un debito reclamato dalla banca di euro 79.321,47 il Tribunale ha riconosciuto un credito per il correntista di euro 31.383,04.
Altro esempio significativo che non c’è da fidarsi del nostro sistema bancario.